In Valtrebbia ci sono due pietre che sono considerate le “protettrici della valle”.
Sono la Pietra Perduca e la Pietra Parcellara, due monti di ofiolite che rappresentano gli affioramenti ofiolitici posti più a settentrione e più vicini alla pianura dell’intero Appennino.
Pietra Perduca e Pietra Parcellara sono molto interessanti anche dal punto di vista storico.
Attorno ad esse aleggiano inoltre suggestive leggende: si narra infatti che siano state fatte cadere proprio lì da giganti o divinità pagane.
Chi non è avvezzo al genere ‘magico’ può comunque raggiungere la zona perché entrambe le pietre consentono di fare belle camminate dalle quali si viene ripagati da una meravigliosa vista a 360° sul territorio circostante.
La Pietra Parcellara è un sito stupendo che si affaccia sulla val Trebbia in un punto in cui il tratto collinare è ancora dolce, differente dall’imponenza e a volte dall’asprezza delle cime che seguono il fiume nel suo risalire verso la sorgente.
L’insieme formato dalla Pietra Parcellara (836 m), dalla Pietra Perduca, dalla Pietra Marcia (722 m.) e dalle Pietre Nere, costituisce il complesso ofiolitico più spettacolare della provincia di Piacenza per il suo imponente isolamento, nonché il più settentrionale ovvero prossimo alla Pianura Padana.
Intorno a questa zona fortemente mistica e legata alla Madre Terra, si svilupparono riti e culti sopravvissuti fino all’epoca romana. La Pietra Parcellara, detta in dialetto piacentino “Pedra Parslèra”, vede sgorgare intorno a sé, alla base del suo perimetro, varie sorgenti di acque curative, tra cui una denominata Acqua Marcia che veniva utilizzata dai monaci bobbiesi per salvarsi dalla Peste durante il Medioevo.