MONTE MOLINATICO (Borgo Val di Taro)
il Monte Molinatico è uno dei “giganti” più famosi dell’Appennino Parmense. La sua altezza in vetta è di 1550 metri e può essere raggiunta con un percorso da trekking che parte dai 1200 metri circa di altitudine dello chalet di partenza.
Lungo il percorso è possibile imbattersi in una fauna bellissima, con caprioli e lepri ma in particolare in questa porzione di Valtaro è possibile, anche se non frequentissimo, vedere anche nei tritoni alpini.
Vi sono poi dei laghetti molto belli in cui sono si possono vedere pesci rossi e carpe. La fauna è molto bella e tutta da scoprire. Il Monte Molinatico è molto famoso per la presenza del Fungo Porcino Doc di Borgotaro ma è assolutamente bello, suggestivo e tutto da scoprire anche nelle altre stagioni.
Il sentiero, ben indicato dai cartelli segnaletici, che porta sul crinale del Monte Molinatico non ha delle pendenze impegnative e può essere percorso con facilità e calma anche dai bambini.
Curiosità storica: lungo il percorso è possibile vedere i “Cippi confinali” delle pietre con iscrizioni numerali e anno di posizionamento (1828), fatte posizionare da Maria Luigia, per delimitare il confine tra Ducato di Parma e Granducato di Toscana.
MONTE DELLA CROCE (Fornovo)
Non si può definire una vetta ma Monte della Croce è il belvedere di Fornovo per eccellenza: il punto panoramico dal quale si può spaziare con lo sguardo da una sponda all’altra del fiume Taro fino all’Appennino e dominare tutto il paese.
Visibile anche in lontananza, Il Monte deve il nome alla croce che in origine era in legno: pare fosse stata posizionata sul colle nella seconda metà del Seicento, per celebrare la presenza di un noto predicatore gesuita, Paolo Sègneri, celebre per i suoi quaresimali, le prediche del periodo di Quaresima.
L’attuale croce in ferro andò a sostituirla nei primi anni del ‘900, dopo che un anarchico, tale Canali, diede fuoco a quella lignea, nel 1903
MONTE PRINZERA
Il Monte che ospita la Riserva è un rilievo di 736 metri sul crinale che separa il Taro e lo Sporzana, dall’aspetto aspro e selvaggio. Dalla sua sommità lo sguardo può spaziare sul medio e alto Appennino parmense sino alle vette più alte dello spartiacque ligure-emiliano e, nei giorni più limpidi, al profilo del monte Cusna nell’area reggiana.
L’origine dell’aspetto particolare del Prinzera e del suo conseguente popolamento vegetale e animale sta nella natura ofiolitica delle rocce che lo compongono.
Le ofioliti sono frammenti magmatici di crosta oceanica inglobati nella montagna durante l’orogenesi appenninica. Queste pietre dagli scuri toni verdastri (dal greco ophis, cioè serpente: non a caso sono state chiamate a lungo “pietre verdi”, per la particolare colorazione che ricorda la livrea di un rettile) testimoniano un passato remoto in cui il mare Tirreno ligure, nel Giurassico medio, circa 180 milioni di anni fa, occupava questo settore tra la zolla continentale europea e quella africana.
L’alta concentrazione di elementi quali il ferro ed il magnesio, genera un suolo particolarmente selettivo dove riescono a sopravvivere solo specie di piante ben adattate. Infatti il Monte Prinzera è ricco di rarità ed endemismi vegetali quali Alisso di Bertoloni e Biscutella
MONTE PELPI
Il Monte Pelpi, alto 1495 m, si erge tra le valli del Taro, della Toncina e del Ceno.
Sovrasta Bedonia a sud e Bardi a nord. Il Pelpi comprende diverse foreste di lecci, querce, noccioli, carpini e betulle e rare specie tra i fiori come arnica, orchidee, narcisi, genziane, dafne e anemoni.
La foresta copre 1 km quadrato di terra e si dirada verso la cima dove è presente una grande croce in ferro. La tradizione vuole che la montagna protegga Bedonia e Compiano dai freddi venti del nord durante l’inverno. La vista dalla cima si affianca a quella del vicino Monte Penna ed offre uno straordinario panorama su entrambe le valli e sui picchi degli Appennini ligure e tosco-emiliano con Monte Penna appunto, Monte Tomarlo, Monte Maggiorasca, Monte Ragola. Nei giorni limpidi è possibile vedere il Mar Mediterraneo.
Il Monte Pelpi è noto per le sue risorgive dall’acqua cristallina che ha qualità alcaline- solforose. Sulla sommità del monte si trova una grande croce in ferro dell’altezza di 22 metri eretta il 16 ottobre 1955. Essa andò a rimpiazzare una croce in legno costruita nel medesimo luogo all’inizio del XX secolo. La nuova croce venne eretta su iniziativa del vescovo Renato Costa e degli ex alunni del seminario di Bedonia. Attualmente la croce è una delle più alte poste su una montagna coi suoi 22 metri di altezza e le sue 4,4 tonnellate di peso.
MONTE PENNA
Il Monte Penna, alto 1735 m, sovrasta la valle del Ceno e la valle del Taro (entrambi i fiumi nascono dalle sue pendici), valli di confine tra le regioni Emilia-Romagna e Liguria. Il Monte Penna si trova per metà nel comune di Bedonia e per metà del comune di Tornolo.
Il versante settentrionale mostra un andamento ripido di nuda roccia basaltica, mentre il versante meridionale appare quasi morbido e lussureggiante per la foresta demaniale del Penna.
Sulla vetta è depositata una statua della Madonna in trono, rivolta verso la val di Taro e il paese di Alpe, perché portata dai suoi abitanti come segno devozionale, oltre a una cappella in pietra, con l’ingresso posto verso la Liguria.
L’escursionista che arriva alla sua cima può godere di un panorama che spazia a 360° gradi dal Mar Ligure a tutta la corona delle Alpi Occidentali, passando dai dettagli delle valli che lo contornano. Per questo motivo, gli antichi Liguri lo ritenevano sede della divinità celtica
Penn, dal quale prende il nome.
Sul versante parmense della montagna sono presenti due rifugi: il “Rifugio Monte Penna” e il recente rifugio Cai “Faggio dei tre Comuni”, alla confluenza tra i comuni di Tornolo, Bedonia e Santo Stefano d’Aveto.
Sul monte Penna si trova l’Oasi faunistica del monte Penna gestita dal WWF Italia per la parte faunistica e dalla Comunità Montana Valli del Taro e del Ceno per la parte forestale. Il versante ligure appartiene al Parco naturale regionale dell’Aveto, e il profilo della montagna
insieme a quello del vicino monte Pennino è parte della grafica del marchio del Parco.