«Uscirò con i miei primi vini nella primavera del 2023, ora sto decidendo le etichette». Il vigolzonese Samuele Paraboschi è un 26enne appassionato di enologia. La prossima primavera aprirà una cantina sulle colline di Vigolzone, una passione, trasmessa dal padre. «Abbiamo sempre fatto un po’ di vino per la famiglia, ho deciso che quella era la mia strada».
Al termine degli studi universitari in Enologia si è recato a Bordeaux per lavorare sei mesi in una cantina. Poi in Nuova Zelanda, nella regione di Marlborough, famosa per i Sauvignon Blanc. «Il vino è la mia passione, volevo conoscere il più possibile la materia, ampliare gli orizzonti». Fa parte di un gruppo di “travelling winemakers”, enologi in viaggio. Poi, la “Sonoma Valley” in California, Usa. «Ho accumulato diverse esperienze in più cantine, in modo particolare dedicandomi al Sauvignon Blanc, capire le tecniche in giro per il mondo». Paraboschi ha lavorato anche un anno nell’Oltrepò Pavese, prima di stabilirsi nelle Langhe, in Piemonte. «Da due anni lavoro per una nota cantina».
Sei mesi fa, la di aprire una cantina tutta sua. «La mia famiglia ha creduto in me ed è nata questa piccola azienda, “Labrè”. È il nome della zona della collina di Vigolzone che la famiglia acquistò una ventina d’anni fa». Cosa significa? «Gli studiosi di storia locale ipotizzano un’origine longobarda del nome, che significherebbe “podere recintato e coltivato a vigneto e piante da frutto”. Mi sembrava un nome perfetto per la mia attività». Un nome anche di buon auspicio. «Ovviamente da qualche anno ho effettuato micro-vinificazioni per vedere se il “terroir” fosse adatto alla produzione di un grande vino. Però già il nomignolo dell’area suggeriva che in questa zona, in passato, la terra era fertile».
Una vigna molto vecchia, di poco più di un ettaro: qua ha piantato Malvasia, Barbera, Merlot e Cabernet. «Credo molto nei colli piacentini – riflette Samuele – nella Valnure e soprattutto nella Malvasia di Candia aromatica. Per il nostro territorio è “l’oro giallo”».
«Parto con una piccola produzione, qualche migliaio di bottiglie, non voglio fare il passo più lungo della gamba, è un’attività limitata. L’intenzione è quella di mettere in pratica nei vigneti di Vigolzone le cure maniacali che ho appreso in Piemonte. Le vigne sono curate come se fossero dei figli». Samuele sottolinea di essere stato incoraggiato dai suoi “vicini” di casa, produttori già affermati e noti nell’ambiente: «Mi danno molti consigli, ci si confronta molto nel settore. Spero di portare qualche innovazione dall’esterno nel nostro territorio».
Durante la settimana lavorativa, Samuele s’impegna nelle Langhe. Nel fine settimana torna a Vigolzone per occuparsi della cantina e vive proprio sulla collina, a pochi metri di distanza dai vigneti. «Non vedo l’ora di presentare i miei vini».