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Pievi e luoghi dello spirito

Punti di interesseVal Taro

La Val Taro vanta molti luoghi di culto. 

Scopriamoli.

SANTUARIO DELLA MADONNA DI SAN MARCO DI BEDONIA

Il Santuario della Madonna della Consolazione, meglio conosciuta come Madonna di San Marco, sorge nel luogo dove dal 1685 si venerava la Madre di Cristo in una piccola cappella ancora esistente. L’idea di fondare un’istituzione culturale per i giovani della vallata si deve a don Giovanni Agazzi e all’allora arciprete del paese, don Stefano Raffi.

La Basilica è la chiesa superiore, sormontata dalla cupola che dà luce alla navata e maestosità all’insieme; ha pianta a croce latina e cappelle laterali. La cupola venne costruita nel 1954, mentre i muri perimetrali nel 1955.È detta anche Tempio degli Emigranti, che molto devoti alla Madonna di San Marco, contribuirono in larga misura all’onere della costruzione. Eretta a Basilica Minore nel 1978 da Sua Santità Giovanni Paolo I.

 

PIEVE DI SAN CRISTOFORO

Citata per la prima volta nel 1221, insieme con la vicina chiesa di San Pietro, come cappella dipendente dalla pieve di San Giorgio, la chiesa di San Cristoforo sorge su un’antica strada parallela e alternativa alla via Francigena di Monte Bardone, che proveniva da Bardi e raggiungeva la Lunigiana attraverso il passo del Bratello.

La chiesa risale al X secolo, ma le sue forme attuali sono dovute a modifiche apportate tra il XIV e XIX secolo. L’edificio è stato restaurato pochi anni fa e presenta un impianto ad aula con presbiterio a terminazione piatta. L’aula è coperta da assito in legno mentre il presbiterio è voltato a botte lunettata. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce la storia costruttiva dell’edificio, l’antica abside semicircolare e le fondazioni del campanile romanico.Apertura su prenotazione

Per informazioni e apertura su appuntamento: UIT di Borgotaro, tel. 0525-96796

 

CHIESA DI SAN PIETRO APOSTOLO, PORCIGATONE (BORGO VAL DI TARO)

La chiesa di San Pietro apostolo sorge in località Porcigatone, fuori dell’abitato, lungo la Strada Comunale dei Gherardi, con orientamento Nord-Sud, preceduta da un ampio sagrato. Nella Chiesa di San Pietro Apostolo a Porcigatone di Borgo Val di Taro (Parma) è presente un’importante tela seicentesca raffigurante la Crocifissione, opera di Giovanni Lanfranco( datato 1611 )

Apertura in occasione di cerimonie religiose o su prenotazione (contattare l’ufficio informazione turistica di Borgotaro Tel 052596796 uit@comune.borgo-val-di-taro.pr.it)

Giovanni Lanfranco fu un artista molto dotato e che ebbe l’opportunità di mettere da parte un bagaglio culturale di notevole importanza, in quanto assorbì non solo il classicismo dei Carracci, di cui fu allievo, ma anche la lezione di Correggio, in particolare quella del Correggio degli affreschi di Parma.

Giovanni Lanfranco elaborò tutte queste suggestioni per dare vita a uno stile originale, che di fatto diede origine alla grande decorazione barocca: è infatti suo il primo lavoro compiutamente barocco che possiamo trovare nella Roma del Seicento.

 

DUOMO DI BERCETO PIEVE DI SANTA MARIA ASSUNTA FORNOVO

La storia Citata per la prima volta nell’854, Santa Maria Assunta è tra le più antiche pievi della diocesi di Parma. A metà dell’XI secolo viene costruita la chiesa a tre navate e tre absidi la cui struttura è alla base dell’edificio attuale. Pochi decenni più tardi, per offrire riparo ai pellegrini, a questa struttura viene aggiunto un portico frontale, largo tre campate e profondo due, in seguito chiuso e integrato nella chiesa.

Nello stesso periodo viene realizzato un pulpito, smembrato alla fine del XVI secolo, di cui si conservano alcune parti scultoree.

Fino gli anni Venti, la visuale della facciata era condizionata dalla presenza di un edifico, che si sporgeva sulla piazza, formando un borgo tra l’angolo e la chiesa. Una volta demolito, l’edificio venne ricostruito , lasciando così libera la facciata a capanna.

I radicali lavori di restauro della Pieve, eseguiti nel 1942, rimossero gran parte delle aggiunte settecentesche, ripristinando la facciata e restituendole una leggibile identità romanica.

La visita La visita inizia all’esterno. L’ideale è avvicinarsi alla chiesa di Santa Maria Assunta dal Borgo Grande, seguendo l’antico andamento della Strada Romea. Ci si trova così di fronte alla facciata, che raccoglie frammenti e sculture romaniche.

L’attuale facciata venne aggiunta nel XIII° secolo per racchiudere il nartece: una sorta di porticato a due campate con sei grandi volte, sostenute da pilastri e capitelli scolpiti con temi biblici, utilizzato per dare riparo ai pellegrini e ora visibile all’interno.

A lato del portale si nota, entro una nicchia, la scultura acefala che rappresenta un pellegrino, gravato dal peso di una gerla: considerando il passaggio di tanti fedeli nel periodo medievale, la figura assume il valore di un’insegna, per accogliere e segnalare in modo immediato ai viaggiatori che si trovavano sulla giusta strada. Sul lato destro della facciata si trova una lastra che porta scolpita una scena infernale. Al centro, un avaro è schiacciato dal peso di tre bisacce e da un forziere, su cui un demonio di accanisce. A sinistra un altro diavolo alato spinge i lussuriosi nelle fauci spalancate di un mostro. A destra cinque dannati bruciano in una caldaia: l’insieme della immagini rappresenta l’eterna punizione dei sette vizi capitali. Sul lato destro un’altra lastra mostra due figure avvinte, forse in lotta fra loro o forse in passo di danza. Altre due figure, di cui una angolare, sono in posizione di preghiera.

E’ probabile che le sculture, che sono state influenzate dall’opera di Benedetto Antelami, siano frammenti di un antico ambone: un pulpito che comprendeva la preziosa lastra di Santa Margherita, scultura che oggi è compresa nell’altare maggiore. Sul lato destro della chiesa si osserva una piccola porta sormontata da un archivolto scolpito con animali fantastici e reali che si rincorrono: si presume si tratti di una scena di caccia, dominata da un’aquila. Sul lato sinistro della chiesa si trova la torre campanaria, pressoché inalterata, rispetto alle origini. Entrando, ci si trova all’interno del portico originario che si appoggia su quella che doveva essere l’antica facciata.

L’antica forma della chiesa doveva essere più semplice dell’attuale edificio: una costruzione a tre navate che terminava con tre absidi di cui ora rimane solo quella centrale. Il capolavoro della Pieve è rappresentato dalla La lastra dell’altare, che racconta del martirio di Santa Margherita in otto episodi, da leggere dall’alto al basso e da destra a sinistra: simbologia della vittoria della fede.

 

CHIESA DI VIZZOLA, SULLA VIA COLLINARE DEI PELLEGRINI

Situata sulla Via di Monte Bardone la località era abitata in età preistorica e Romana. Dal 1179 era presente una cappella dedicata a San Giovanni Battista. Dal ‘300 era presente a lato uno xenodochio con torrione, dedicato ai Santi Filippo e Giacomo.

L’attuale chiesa venne ricostruita nel diciottesimo secolo e i materiali romanici di rimpiego si notano nel campanile restaurato nella metà del ‘700.

Una delle celebrazioni tradizionali della frazione è quella di Sant’Antonio Abate, rito seguito da numerosi fedeli richiamati ad una delle più radicate pratiche religiose, legate al mondo contadino. La località di Vizzola è ricordata per l’episodio drammatico dell’Eccidio, avvenuto il 21 marzo del 1945: la barbara fucilazione di tre giovani partigiani al muro di cinta del cimitero locale per mano delle brigate nere.

 

SIVIZZANO, CHIOSTRO BENEDETTINO

Recenti scavi archeologici confermano l’ipotesi che già in età romana la Val Sporzana fosse molto frequentata, in quanto tratto di collegamento tra le colonie di Parma e Luni, come documentano, a Roncolungo, i resti di una villa rustica romana.

In età medioevale la strada mantiene lo stesso andamento della Romea. Nel centro di Sivizzano si può ammirare il chiostro di un monastero benedettino, dipendente dai monaci di San Roberto de Ultra Montes, che avevano un’altra sede importante alla Rocchetta di Piantonia.

La chiesa a fianco perse le forme romaniche alla fine del XVIII secolo quando, ormai pericolante e troppo piccola per il centro abitato, venne rasa al suolo e ricostruita. La valle dello Sporzana un affluente di destra del Taro posta sul cammino dei pellegrini dopo il superamento di tale fiume, offriva una struttura di accoglienza e ricovero per viandanti e malati ed è debitrice della sua fortuna all’ ostacolo naturale rappresentato dal monte Prinzera che rese, anche in epoca medioevale, più agevole la scelta di entrare in questa valle per poi risalire verso Bardone.

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