“Se vuoi darti una mossa devi prendere le porte in faccia, metterlo in conto. Io ormai mi lavo i denti col Lasonil…”, ride, rispondendo alla prima domanda, se cioè si possa vivere davvero di arte o sia solo una leggenda. “Se hai passione non conti i fallimenti, forse perché ogni volta scopri che possono essere opportunità. Poi, sai, le pareti della felicità sono lisce”.
Filippo Bragatt artista, crazy- pop-pulp irresistibile, piace tantissimo ai vip, che collezionano le sue magliette dove Verdi, Garibaldi o Dante sono rivisti in chiave punk rock. Il mondo che lo fa sentire a suo agio è a Milano, a New York e a Bobbio, “la seconda casa”, attratto dal fiume Trebbia, e ormai emiliano d’adozione.
Anche Giorgio Armani ha voluto una sua opera, un gigantesco ritratto: “Odiava l’ocra, mi diedero solo due sue foto, dove aveva la mano sotto al mento. In quel periodo lui dedicava molta energia per la costruzione di pozzi d’acqua in Malawi. Mi venne così l’idea di utilizzare le gradazioni di blu dell’acqua, a grasse pennellate. Volevo trasmettere la sua profondità”.
Della provincia dice: “In città vieni giudicato per ciò che fai, nella provincia per ciò che sogni di essere. Il fiume Trebbia è perseverante, scorre e racconta le terre, ne raccoglie i suoni, fino a portarli al mare, pur ricordandosi la sorgente».
In prima linea anche nella solidarietà, le sue magliette sono state indossate anche da Helsinki della Casa di Carta, all’anagrafe Darko Peric, oltre che da Maria De Filippi, per citarne alcuni. “Dico solo questo. Con Helsinki siamo finiti a cantare insieme “Sapore di sale”. L’arte livella le differenze, i titoli. Poi scendi all’Autogrill, da Venezia, e capisci che l’incantesimo si è rotto. Lui, sì, è famosissimo”.